Valentino, la Honda ed il contratto 2002...
Vabbe', il campionato è quasi finito e prima o poi un commento sulla vicenda del contratto di Valentino dovevamo scriverlo...
La prima impressione è di essere tornati ai tempi in cui Max ce la menava per tutto l'inverno, facendo mezzo passetto avanti di giorno ed un quarto indietro di notte. Del resto quest'anno Rossi sembra aver preso dal romano anche una fastidiosa tendenza a lamentarsi della moto, e sono passati solo un paio d'anni da quando Valentino sfotteva allegramente Max per la sua residenza a Montecarlo: adesso vive a Londra, città cosmopolita che offre una vita notturna più interessante di Tavullia e qualche vantaggino fiscale in più...
Ma torniamo al contratto.
Non importa essere dei manager come Gipo Badioli (ma che fa un manager? boh!) per capire che Valentino ha tutte le ragioni per essere cauto: la sua moto - o una molto simile - finirebbe in mano a tre piloti del calibro di Loris Capirossi, Alex Barros e Daijiro Katoh, e se la RC211V a quattro tempi non dovesse rivelarsi da subito più che competitiva il campione marchigiano rischierebbe di trovarsi in una situazione imbarazzante. Valentino sa benissimo quanto vale la NSR che ha sotto al culo, ma non sa ancora quanto vale la RC211V.
Del resto la Honda, che ha investito tutto nel progetto MotoGP e che giudica oramai pronte per la pensione le NSR a due tempi, non può accettare che il suo pilota di punta non abbia fiducia nella casa madre. Va considerata inoltre la strana psicologia giapponese, che rende più facile ad un ingegnere fare harakiri nella mensa aziendale piuttosto che ammettere un errore e - ad esempio - riutilizzare il telaio dell'anno precedente, tanto per citarne una a caso...
Siamo dunque ad un punto morto? Mah, la Honda non può certo permettersi di perdere un campione del calibro di Valentino, siamo tutti d'accordo che di piloti come lui non ne nascono tutti i giorni, ma ricordiamoci che i simpatici giapponesini per un giochetto simile costrinsero Lawson a cambiare casacca appena qualche annetto fa. Anche Valentino sarebbe perlomeno avventato a lasciarsi tentare da avventure esoteriche, difficili quando i motori si potevano costruire in cantina, figuriamoci adesso che occorreranno due ingegnieri solo per cambiare una candela; la Honda è il leader mondiale nella tecnologia a quattro tempi, e le esperienze che ha maturato in F1 saranno preziose per lo sviluppo dei futuri mille della classe MotoGP.
Il ragazzo quindi firmerà, tirandola un po' in lungo e tenendo il broncetto per un po', e magari riuscirà a convincere i giapponesi a fare come dice lui... scommettiamo? :-)